Viaggio nell’Italia dell’antropocene.
La geografia visionaria del nostro futuro.

Cosa accade quando un filosofo della scienza visionario – Telmo Pievani – che si interroga sull’ambivalenza dell’idea di progresso, sull’evoluzione che è biologica ma anche sociale e culturale, sulle nicchie ecologiche sottoposte allo sconvolgimento del climate change incontra un geografo – Mauro Varotto? Siamo nel 2786 – una data non casuale, 1000 anni dopo l’inizio del Grand Tour di Goethe – sul battello Palmanova, in compagnia di Milordo che racconta tappa dopo tappa l’Italia che si presenta ai suoi occhi. Mappe dettagliatissime accompagnano una narrazione intrigante e inquietante – la pianura padana sarà quasi completamente allagata, le coste di Marche, Abruzzo e Molise assumeranno l’aspetto dei fiordi, Roma sarà una metropoli tropicale, la Sicilia un deserto roccioso. Il libro, edizioni Aboca, prefigura i cambiamenti radicali che homo sapiens sta provocando con le scelte che anziché invertire l’accelerazione del cambiamento climatico, la favoriscono. Il messaggio è chiaro: senza correttivi seri, stabili e condivisi, nel futuro prossimo il mondo conosciuto, o qualche traccia di esso, scompariranno definitivamente.

Testo: Cristiana Colli

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