Le Marche sono terra di neologismi fortunati e prossimità tra i mondi. Il più celebre, coniato dalla straordinaria intelligenza di Giorgio Fuà, è la figura del metalmezzadro, un ibrido su cui poggia tanta storia distrettuale che ha portato la regione ad essere una delle aree manifatturiere più sviluppate d’Europa. Al metalmezzadro riusciva quella sintesi tra lavoro agricolo e artigianìa che garantiva presidio delle competenze e dei saperi di contesto, prossimità materiale e spirituale con la comunità originaria, creazione del valore. Diversi ma analoghi, i pescatori-agricoltori di Ancona sono quelli che nel secondo novecento, a bordo di barche a remi chiamate batane, integravano con la pesca dei moscioli il reddito dell’agricoltura fatta di piccoli appezzamenti nelle frazioni di Pietralacroce, Poggio, Varano, Massignano, fino al comune di Sirolo. A quel tempo la pesca era molto limitata e le colonie di molluschi erano concentrate sullo scoglio del Trave e su pochi altri scogli sommersi in un piccolo tratto di costa. Molte di quelle attività, che erano anche socialità e memoria di luogo, hanno dato vita alla straordinaria esperienza delle grotte, con le persone che per decenni hanno disceso la falesia, e percorso tracciati ripidissimi scendendo dai campi coltivati fino al mare. La raccolta dei moscioli selvatici, che non sono le cozze, è un mondo di racconti e avventure, mareggiate, immersioni, orizzonti  abbaglianti e ricette squisite. Così all’agricoltura presto si è aggiunta la pesca e infine la ristorazione. Chi li ama veramente li scotta appena pescati – è il trionfo dei profumi di alghe e di mare; la tradizione li vuole arrosto; i più sfiziosi li prediligono con gli spaghetti in bianco col finocchietto. Dal 2004 il mosciolo selvatico di Portonovo è un Presidio Slow Food, un must, un oggetto del desiderio, una delle leccornìe marchigiane che il mondo desidera. Un prodotto speciale divenuto simbolico, un’icona della cucina e dell’accoglienza marchigiana; un tema letterario e di comunità, come ricorda Antonio Attorre in “Pescatori, cuochi, contadini”, Affinità Elettive Edizioni.

Testo: Cristiana Colli