Agente marittima

Spiegare che lavoro facciamo è un po’ complicato. Per dirla nel modo più semplice, come agenzia aiutiamo e coordiniamo il trasferimento delle merci e dei passeggeri da un punto a un altro, da un paese a un altro. Siamo i rappresentanti dell’armatore in porto, siamo gli intermediari fra nave e porto.

Faccio questo lavoro da quasi quarant’anni. La mia è una storia normale, cominciata con un impiego che nemmeno cercavo, arrivato per caso. Con il passare del tempo, però, mi ha conquistato. Lavorando, ho potuto vivere i diversi aspetti dell’attività marittima, perché per trasferire le merci da un posto a un altro è necessario fare molte operazioni.

Da bambina ero piuttosto tranquilla. Volevo diventare poliziotto. Mi sono sempre piaciuti i lavori dinamici. Dopo la terza media, avevo scelto l’Istituto tecnico industriale a Torrette di Ancona, perché mio fratello era iscritto a quella scuola. Però la frequentavano soltanto ragazzi, e mio fratello e i suoi amici me l’hanno sconsigliata. Così ho fatto ragioneria. Era il periodo delle televisioni private e una di queste, Tele Mare Adriatica, aveva gli studi proprio nelle stanze di casa mia.

Mi piaceva l’ambiente e, quando ho finito ragioneria, pensavo di iscrivermi a una scuola di regia. Preferivo stare dietro, non davanti alla telecamera. In attesa di dare l’esame di ammissione alla scuola, è capitato che mi hanno parlato del lavoro nelle agenzie marittime. Ho visto che non era una cosa da ufficio, da mettere timbri e basta, ma un’attività a contatto con altre persone. Bisognava organizzare molte cose. Mi sono detta: proviamo. Era il febbraio del 1982.

Ho iniziato facendo fotocopie, spedendo buste, compilando documenti a mano. A poco a poco ho imparato e mi sono appassionata. Sono andata avanti, anno dopo anno, occupandomi di trasporti, di passeggeri, di impresa portuale. Naturalmente, il lavoro è molto cambiato. Basti pensare che ancora per una decina d’anni, quando ho iniziato, facevamo tutto a mano, anche l’elenco delle merci che imbarcavamo e sbarcavamo. Poi, negli anni Novanta siamo passati al computer.

Sono cambiati i tempi, è cambiato il lavoro e sta cambiando il porto. Sta crescendo. Con grande ritardo. È stato quasi fermo per oltre vent’anni. Quei lavori che si sarebbero dovuti fare negli anni Novanta si stanno facendo oggi. Nel settore marittimo il porto di Ancona è considerato come porto passeggeri e, per quanto riguarda le merci, solo per i container.

Credo si debba prendere coscienza che questa è l’industria più importante della città e di tutta la regione. Peccato che la città non l’abbia vissuta come un’importante struttura strategica, ma più come un problema di traffico, rumore, fumi. Non è mai stato un orizzonte amato. Si è cominciato a cambiare solo con la recente apertura del porto antico, che ha permesso a tutti gli anconetani di vivere il porto. A guardarlo da qui, da dove lavoro tutti i giorni è uno spettacolo magnifico. Chi viene a trovarmi non può fare a meno di guardare fuori dalle finestre e sorridere. E tutti, proprio tutti esclamano: che bello!

di Gian Luca Favetto