La massa per resistere, la forma a stella per l’assorbimento antiriflessione. Sembrano mani che si stringono, abbracci liberi ma solidi quelli dei tetrapodi chiamati a smorzare l’energia dell’onda. Rivestono la scogliera che si predispone a difendere il porto e fronteggiare gli eventi meteomarini. Quello delle infrastrutture portuali è un mondo meraviglioso, un hub delle competenze, un catalogo di forme e strutture progettuali gentili nella forma e possenti nel materiale. I tetrapodi sono stelle a quattro punte in calcestruzzo, hanno una superficie porosa e misure diverse per funzioni – 8, 12,5 metri cubi; vengono realizzati nei piazzali portuali, lasciati a terra a maturare – si dice proprio così, come un frutto – e poi caricati su un motopontone che provvede a posizionarli con geolocalizzazione GPS secondo piani e schemi di montaggio millimetrici. Ognuno è numerato e registrato in un’anagrafe che in ogni momento lo riconosce per peso, progetto, data di installazione. Nel porto di Ancona, il molo di sopraflutto è il più esposto, e per questo i tetrapodi utilizzati sono i più grandi, quelli da 30 tonnellate. Sono totem, installazioni, forme stabili e solenni che dialogano con le forme in movimento nel mare. Sono particolarmente amati dagli uccelli marini, i tetrapodi sono la loro casa, un approdo, una comunità. Tra il calcestruzzo e il volo.
Immagini: Alessio Ballerini
Testo: Cristiana Colli
Comunicazione e web: ADVcreativi, Ancona
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