È il 1750 quando Vitaliano Donati – medico, naturalista, biologo e botanico nato a Padova  nel 1717 – pubblica un libro fondamentale per la biologia marina, Della storia naturale marina dell’Adriatico. Le sue esplorazioni scientifiche svelano la straordinaria qualità vitalità e ricchezza di quella di una “vera foresta blu”. Lo sguardo pionieristico di Vitaliano Donati è raccontato da Fabio Fiori –  un ricercatore e divulgatore scientifico che si occupa di biologia ed ecologia marina – in un testo pubblicato dal think tank “Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa”, e in una puntata di Wikiradio.

L’Adriatico è un mare di straordinaria vitalità – scrive Fabio Fiori. È un’eccezione nel Mediterraneo, che genericamente è povero di vita. Una ricchezza che è stata fondamentale nello sviluppo della pesca, ma che è stata importante anche per la nascita e lo sviluppo della biologia marina, italiana e internazionale. Un pioniere di questa scienza nuova è stato Vitaliano Donati, nato a Padova nel 1717, che ha viaggiato lungo la costa orientale dell’Adriatico. Donati nel 1743 non attraversa gli oceani ma il piccolo Adriatico, spesso non meno infido; non approda in terre sconosciute, ma nell’Illiria per esplorare “le montagne, le pianure, le spiagge, l’isole e i mari (…) dell’Istria, della Morlacchia, della Bosnia, Dalmazia Erzegovina, ed Albania. Cioè della costa orientale adriatica, trascurata “dagli altri, per l’incoltura de’ luoghi, per la barbarie de’ popoli, e pel pericolo delle ricerche” scrive Donati nelle prime pagine. In quegli anni il naturalista padovano compie cinque viaggi di ricerca in quei luoghi, raccogliendo informazioni e notizie di geografia, botanica e zoologia, descrivendo aspetti storici e sociali, soggiornando nelle città costiere di Zara, Sebenico e Spalato. Il libro è diviso in due parti: una introduttiva sulle caratteristiche fisiche del mare e le metodologie scientifiche, l’altra descrittiva di alcuni organismi. Dopo aver brevemente parlato della genesi del viaggio e delle difficoltà, Donati entra nel vivo con un paragrafo intitolato “Idea generale del fondo del Mare Adriatico”. Qui, oltre alla descrizione geografica c’è un interessante approfondimento sulle concrezioni organogene, che chiama “Crosta o Cotenna”, quella che i pescatori chioggiotti chiamano tegnùe, mentre quelli romagnoli e marchigiani chiamano sprèa. Scrive Donati: “Non vi è quasi alcun animale, o pianta su cui altre piante, ed animali non si propaghino; e qui finalmente gli stessi sassi anco più duri non solo esternamente, ma internamente ancora di moltissimi, e dissimili viventi sono popolatissimi. L’Adriatico era ed è una meraviglia, non solo per i pescatori ma anche per i ricercatori, ieri come oggi. Un ambiente prezioso da amare e conoscere, da vivere e proteggere. La nostra foresta blu, quella che ogni giorno ci regala anche inimmaginabili avventure”.

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Testo: Cristiana Colli
Comunicazione web: ADVcreativi
Courtesy Rai Radio 3