C’è una stanza nascosta in mezzo al mare; è un rettangolo in calcestruzzo protetto dai tetrapodi, con passerelle in ferro, camminamenti, piccole torrette, e come soffitto il cielo. E’ protetta ma aperta, è la cala del fanalista, oggi utilizzata per manutenzioni e controlli. Il fanalista è una figura mitica tra le professioni portuali, è la persona che garantiva ai naviganti sicurezza e orientamento in mare. Prima dell’attuale modernizzazione tecnologica il fanalista, al tramonto, metteva in moto fari e fanali portuali per dialogare a distanza con i naviganti rispetto a imboccature, accessi, varchi, secche, pericoli e insidie del mare, e per guidare l’accesso sicuro al porto. Oggi i codici di riferimento sono dati dal colore delle luci – rosso e verde – e dall’intermittenza. Nelle carte nautiche dell’Adriatico e nell’elenco fari e fanali della Marina Militare Italiana, il porto di Ancona si riconosce così – 118 metri sul livello del mare, portata luminosa di 25 miglia, 4 lampi di luce consecutiva e 30 secondi di eclisse. Così tutta la notte, ogni notte, ogni giorno.

Immagini: Alessio Ballerini
Testo: Cristiana Colli

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