imprenditore

Io sono Fortunato, questo è il mio nome. Fatmir in italiano vuole dire fortunato. La mia fortuna è di avere lavorato parecchio. Ho fatto sacrifici enormi, ma adesso mi trovo bene, sono un piccolo imprenditore, faccio manutenzione generale al porto… Ho un biglietto da visita che dice: LAMI s.r.l. Costruzioni e montaggi industriali, Carpenteria navale e industriale, Bonifiche ambientali, Bonifiche e smaltimento amianto, Demolizione e manutenzione, Commercio lattonerie e coperture, Servizio pesa carrabile, Manutenzione e servizi marittimi. E questi sono solo metà dei lavori che faccio in porto. La mia giornata va dalle sei del mattino alle dieci di sera.
Ad Ancona sono arrivato nel 1999 con mia moglie Valentina, che è di Tirana. Io, invece, sono di Laç, fra Scutari e Tirana. Ho cominciato a lavorare presto, quando ancora andavo a scuola: a 13 anni facevo il manovale nelle caldaie, poi ho lavorato con i trattori, ancora prima di prendere la patente… Uno che ha voglia impara già a 14 anni. A 16 ho preso la patente e ho fatto il trattorista fino ai 18 anni. Poi sono andato a militare, e dopo il militare sono entrato in polizia e son finito nei reparti speciali… Intanto, facevo pugilato, una passione che ho sempre coltivato: a 12 anni mi costruivo i guantoni da solo e in palestra vado ancora adesso, mi mantengo in forma.
La polizia, l’ho lasciata dopo cinque anni. Mi son messo per conto mio e mi sono sposato. Lavoravo con gli italiani che mi dicevano: vieni da noi, vieni a vedere il mondo, io rispondevo sempre di no. Poi però nel 1997 è arrivata la crisi.
Di natura sono un ottimista, ma insomma, era dura, bisognava emigrare… Avevo ormai deciso di andare in Grecia, quando una nostra amica sposata qui, a Montegranaro, mi dice: vieni in Italia, si sta meglio, dà più sicurezza. Non sapevo la lingua, ma lei insiste: ti faccio venire come turista, poi vediamo.
Nel giro di una settimana cambio tutti i piani e così il 31 dicembre 1998 partiamo da Durazzo e il giorno di Capodanno del 1999 arriviamo ad Ancona. Non ci siamo voltati indietro. Andiamo avanti, ho detto. Mia moglie non parlava e io ripetevo: andiamo avanti, non guardare Durazzo, pensa come se facessimo solo un mese di vacanza, pensa che siamo turisti.
A Montegranaro, siccome sono un tuttofare, comincio ad aiutare un padroncino nei trasporti. Ma dopo un mese torniamo ad Ancona pronti a rientrare in Albania. Era difficile, non riuscivo ad abituarmi, faticavo a imparare l’italiano. Fortuna vuole che mia moglie trova lavoro da due signore. E io, che sono Fatmir, fortunato, trovo da fare il manovale in edilizia, poi in una fabbrica di plastica, poi in un ristorante, prima cameriere poi caposala, e la sera facevo le pulizie in palestra. Tre anni senza documenti.
Quando nel 2002 prendo il permesso di soggiorno, vado a lavorare per Fincantieri: gruista, carpentiere, un po’ di tutto. E adesso, da più di quindici anni, ho la mia ditta e lavoro dalla banchina 1 alla banchina 26. Continuo a fare un po’ di tutto. Sono sempre stato un po’ di tutto io.

di Gian Luca Favetto